02. Da Piaget a oggi

Chi non conosce Jean Piaget? Lo psicologo svizzero può essere considerato il più importante studioso dello sviluppo dell'intelligenza, colui che ha maggiormente contribuito a modificare l'immagine del fanciullo e dell'educazione nel XX secolo. Ancor oggi la sua influenza è presente nella didattica della matematica e strumenti come l’abaco e i regoli derivano dalle sue importanti scoperte nel campo della pedagogia. Piaget dimostra che la differenza tra il pensiero del bambino e quello dell'adulto è di tipo qualitativo: il bambino non è un adulto in miniatura ma un individuo dotato di struttura propria. Nel 1941 formula le prime fondamentali teorie cognitive riguardo l’elaborazione del concetto di numero: La nostra ipotesi è che la costruzione del numero vada di pari passo con lo sviluppo della logica, e che il periodo prenumerico corrisponda a un livello prelogico. Infatti, i nostri risultati mostrano che il numero viene organizzato, stadio dopo stadio, in stretta connessione con la graduale elaborazione di sistemi di inclusione (gerarchia delle classi logiche) e di sistemi di relazioni asimmetriche (seriazioni qualitative), per cui la sequenza di numeri nasce da una sintesi operatoria di classificazione e seriazione.”[1]Quindi, senza logica non è possibile avere accesso al concetto di numero ed è necessario che l’intelligenza del bambino compia il passaggio dal livello del pensiero pre-operatorio (caratteristico del periodo dei 4 e 5 anni), al livello del pensiero operatorio concreto, che invece si svilupperebbe nella fase scolare. In particolare, il bambino deve avere chiari i concetti di serie e di classe: La costruzione dei numeri interi, si effettua nel bambino in stretta connessione con quella delle seriazioni e delle inclusioni in classi. Non bisogna credere, infatti, che un bambino piccolo possegga il numero per il solo fatto di aver appreso a contare verbalmente”.[2] Piaget fa notare come la capacità di produrre la sequenza verbale dei numeri nel bambino non sia indice del saper contare utilizzando il concetto di numero visto che solo grazie allo sviluppo della logica il bambino può comprendere la matematica quindi questa può essere insegnata solo a partire dai 6-7 anni di età. Insegnare prima la matematica sarebbe inutile e dannoso perché verrebbe imparata a memoria, senza comprenderne il significato, inculcare con forza questi concetti nella mente del bambino provocherebbe ansia e paura nei riguardi della matematica. Invece di insegnare precocemente i numeri, meglio cominciare dalla logica e dai rudimenti della teoria degli insiemi, la cui padronanza è necessaria per capire il concetto di numero. Importante è anche l’interazione con il mondo esterno: il concetto di numerosità può emergere infatti attraverso la manipolazione di oggetti, come ad esempio, allineare insiemi per stabilire la corrispondenza biunivoca tra i componenti di due insiemi o per distribuire caramelle o giocattoli. Piaget è stato l’autore della più importante teoria sullo sviluppo mentale del bambino, con i suoi studi ha sconvolto il campo della psicologia dello sviluppo riconoscendo per la prima volta il ruolo centrale svolto dalla cognizione, però, a partire dagli anni ’80, numerosi ricercatori hanno dimostrato che in realtà bambini piccoli (addirittura in fase neonatale) reagiscono alle proprietà numeriche del loro mondo visivo senza potersi avvalere del linguaggio, del ragionamento astratto o di particolari opportunità di manipolare il loro ambiente. Oggi sappiamo che l’intelligenza numerica (capacità di concepire e pensare al mondo in termini di numeri e quantità numeriche) è un’abilità presente nell’essere umano fin dalla nascita e influenza il nostro modo di interpretare gli stimoli della realtà che ci circonda. Addirittura, numerose ricerche sperimentali hanno dimostrato che anche gli animali sono in grado di discriminare tra differenti serie di elementi in base alla loro numerosità: è ormai noto che ratti e piccioni sono in grado di riconoscere un numero dato di oggetti, anche quando viene modificata la loro posizione nello spazio e che uno scimpanzé sceglie spontaneamente la più grande fra due quantità. È ragionevole pensare che i cuccioli della specie umana fino a sei o sette anni abbiano un’intelligenza numerica inferiore a quella di scimmie e piccioni? D'altronde Concepire il mondo in termini di numerosità è un vantaggio da un punto di vista evolutivo sia per l’uomo che per gli animali: scegliere tra un luogo con molto cibo e uno con poco cibo o riconoscere luoghi con pochi o molti predatori sono state sicuramente abilità fondamentali per la sopravvivenza e l’evoluzione di uomini e animali. 



[1] Piaget J., Inhelder B., 1970, La Psicologia del bambino, p.92, Torino, Einaudi editore,.
[2] Piaget J., 1952, The child’s conception of number, p.8, London, Routledge & Kegan Paul.,citato in Butterworth B., 2007, Lo sviluppo delle capacità aritmetich., in Difficoltà in matematica n. 4/1 ott.2007, p.12, Trento, Erikson