07. L’approccio concettuale


Abbiamo già notato come, da un punto di vista didattico, non ci siano grosse differenze tra i vari testi scolastici di matematica della prima classe della scuola primaria, il metodo di insegnamento è fondamentalmente lo stesso da decenni e una programmazione didattica che si rispetti passa dalla conoscenza dei numeri naturali da 0 a 9, il confronto e le relazioni tra i numeri (precedente-successivo, maggiore-minore ecc.), le prime addizioni e sottrazioni (sempre entro il 9) per poi introdurre i raggruppamenti a basi diverse e arrivare alla base 10 e quindi alla decina. Da questo punto in poi al bambino verrà spiegato che la decina, indicata con il simbolo “da”, è rappresentata nell’abaco con una pallina a sinistra dell’ unità; quest’ultima, indicata con il simbolo “u“ è rappresentata invece con una pallina bianca. Inoltre, verrà spiegato al bambino che ogni qual volta si dovesse trovare con 10 palline bianche dovrà prontamente cambiarle con una pallina rossa. Si tratta di un metodo che possiamo definire “concettuale” perché spiega passo per passo i concetti matematici agli alunni. Si tratta di svolgere un percorso lineare già predisposto e uguale per tutti, un percorso che necessita inevitabilmente delle spiegazioni dell’insegnante il quale è l’unico soggetto attivo e ha il compito di “travasare” nella testa del bambino concetti come decina, unità, valore posizionale delle cifre ecc., ma se la matematica diventa un insieme di concetti, termini, regole che il maestro trasmette quasi meccanicamente all’allievo, è probabile che per la maggior parte degli allievi diventi una materia priva di senso, della quale è difficile capire le motivazioni. Pensando all’insegnante che travasa nella testa del bambino i concetti non posso fare a meno di pensare all’immagine che fu incisa nel legno a Norimberga nel diciassettesimo secolo, nella quale si vede un ragazzo con un buco in testa e nel buco è infilato un imbuto. In piedi, accanto a lui, c’è un insegnante che versa nell’imbuto la conoscenza della quale il ragazzo e la sua testa devono essere riempiti (vedi figura)

Come sarebbe bello se l’insegnante, invece di travasare i concetti, facesse in modo che il bambino ci arrivasse da solo, magari utilizzando strumenti più idonei e adeguati alle ultime scoperte della ricerca.